San Tommaso d’Aquino e l’illuminazione angelica

San Tommaso d’Aquino e l’illuminazione angelica

 don Marcello Stanzione

Tommaso d’Aquino, il futuro dottore angelico, nacque nel 1225 nel castello di Roccasecca, vicino Caserta, in Campania. Egli è l’erede di un nome prestigioso e di una fortuna economica, cose che non si abbandonano alla leggera. A Napoli dove si reca a studiare, conosce i frati predicatori del convento di San Domenico e  rimane affascinato dal loro stile di vita religiosa. Pertanto, Tommaso ha scelto. Quando rientra a casa sua alla fine dei suoi studi, egli annuncia ai suoi genitori che vuole essere frate domenicano. Per diversi anni sarà un rinomato professore e scrittore di teologia. La mattina del 7 marzo 1274 muore all’età di 49 anni. Nel 1323 viene canonizzato e nel secolo XV riceve il titolo di dottore della Chiesa. E’ il patrono degli studenti delle università cattoliche, dei librai e dei filosofi. Analizziamo ciò che san Tommaso scrive riguardo l’illuminazione angelica:

 

DISTINZIONE TRA ILLUMINAZIONE E COMUNICAZIONE ANGELICHE

 

E’ una dottrina comunemente sostenuta nella Chiesa cattolica che: 1) gli angeli possono comunicare tra loro;[1] e che 2) gli angeli superiori comunicano in un modo particolare con quelli minori, in tal modo li illuminano o li delucidano. In modo generico possiamo designare l’inter-comunicazione angelica come un linguaggio (locutio). Se il linguaggio è tale da essere una comunicazione di conoscenza, è chiamato illuminazione; in caso contrario è solo comunicazione (mera locutio).

La comunicazione (locutio) tra gli angeli è semplicemente una manifestazione di un concetto mentale da parte di un angelo all’altro. E’ una comunicazione che dipende dalla volontà dell’angelo che fa la manifestazione. Colui che manifesta lo fa con la sua propria volontà, dirigendo il suo concetto mentale in modo tale che esso sia conosciuto dall’altro. Ma comunicare semplicemente ciò che viene dalla volontà di un angelo non è un’illuminazione perché è verità e non volontà che illumina l’intelletto. La comunicazione angelica è illuminazione, allora, solo quando la verità viene manifestata da un angelo all’altro: solo questo è un’illuminazione dell’intelletto. Possiamo notare, concordamente, che ogni illuminazione angelica è un discorso angelico, ma non tutti i discorsi tra gli angeli sono illuminazioni o delucidazioni. Ci occuperemo di questo principalmente con l’illuminazione angelica.

 

 

 

 

 

 

SIGNIFICATO DI ILLUMINAZIONE ANGELICA

 

   Un angelo illumina un altro manifestandogli la verità che gli conosce. Questa particolare forma di comunicazione che più della sola “parlata”; ma consiste anche in un “insegnamento”. Nell’illuminazione gli angeli superiori che capiscono meglio il piano divino spandono le loro ricchezze intellettuali sopra le intelligenze meno abili degli angeli inferiori.

San Tommaso distingue due aspetti di illuminazione:1) l’angelo superiore accresce il potere intellettuale dell’angelo inferiore al quale egli manifesta una verità; e 2) egli distingue la verità che ha concepito in modo universale, così che possa essere compresa dall’intelletto dell’angelo inferiore. Egli così fortifica l’intelletto dell’angelo inferiore al quale viene fatta la manifestazione; ed egli dispone il concetto così che possa essere compreso dall’inferiore. Il potere intellettuale dell’angelo inferiore viene aiutato e il concetto, o la somiglianza, dell’oggetto manifestato si adegua alla sua capacità. L’angelo superiore comprende per mezzo di concetti universali che qualche “aggiustamento” deve essere fatto. La verità manifestata dall’angelo superiore a quello inferiore è “adattata” così che l’intelletto meno potente possa riceverla e comprenderla.[2]

Non è una questione di dare una nuova “luce” che è intrinseca allo stesso intelletto angelico (poiché solo Dio può direttamente e intrinsecamente influenzare un intelletto) ma, piuttosto, si tratta di intensificare estrinsecamente e rafforzare la luce che un intelletto angelico possiede.[3]

Come Giovanni di San Tommaso afferma, l’illuminazione non consiste di nessuna influenza fisica che causa un tipo di luce o specie nell’intelletto dell’angelo inferiore ma presenta solo, eternamente, un oggetto più chiaramente. L’angelo inferiore riceve il beneficio di un intelletto maggiore come “il meno caldo diventa più caldo grazie alla presenza di ciò che è più caldo”. Come un insegnante, l’angelo superiore adatta se stesso ai “suoi pupilli”, gli angeli inferiori, dividendo in molti aspetti la conoscenza che egli possiede nell’universale.[4]

L’illuminazione non muove la volontà di un angelo poiché solo Dio può muovere una volontà angelica.[5] Dalla prospettiva degli oggetti desiderabili, tuttavia, “una sostanza angelica può inclinare la volontà di un altro a se stesso come una adorabile manifestazione della bontà divina”.[6]

IL CONTENUTO DELL’ILLUMINAZIONE

Il contenuto di un’illuminazione angelica non è la visione beatificante dell’Essenza di Dio.[7] Ogni angelo vede l’essenza divina secondo la sua piena capacità. Piuttosto, l’illuminazione tratta i lavori divini che sono in Dio come nelle loro cause; essa ha a che fare con i piani di Dio, l’architetto divino, e la loro realizzazione;[8] con questioni pertinenti all’ordine di natura, grazia e Gloria. Più frequentemente, riguarda i misteri soprannaturali fatti attraverso la rivelazione extra Verbum, per esempio, oltre la Visione beatificante.

L’illuminazione può avere luogo, abbiamo già detto, anche riguardo alle cose nell’ordine di natura. Giovanni di San Tommaso spiega che, mentre ogni angelo comprende tutte le essenze delle cose esistenti fintanto che queste dipendono da cause naturali, gli angeli inferiori non comprendono pienamente quelle cose che dipendono da cause puramente contingenti, anche allo stato naturale, o quelle che hanno luogo a causa della volontà di Dio o sono amministrate dagli angeli superiori. Allora l’angelo superiore può illuminare quello inferiore anche su tali cose.

A CHI E PER MEZZO DI CHI VIENE DATA L’ILLUMINAZIONE?

   “Gli angeli inferiori non illuminano mai i superiori, ma sono sempre illuminati da loro,” dice san Tommaso. Gli angeli che sono più vicini a Dio sono i più sublimi e i più perfetti, e tanto più chiara è la loro conoscenza. Dunque, l’ordine proprio delle cause vieta agli angeli inferiori di illuminare quelli superiori, poiché il meno perfetto non può rendere effettivo il più perfetto.

Non è necessario che queste illuminazioni dagli angeli superiori a quelli inferiori passino sempre attraverso tutti gli intermediari, poiché è possibile per un angelo parlare simultaneamente con molti, e, se egli fosse un angelo superiore, illuminare ognuno direttamente e immediatamente.

Il numero degli angeli è molto grande. Le Sacre Scritture parlano di una vasta moltitudine di angeli, per esempio, San Giovanni, nell’Apocalisse, dice “E io osservavo e ascoltavo la voce di molti angeli intorno al trono e alle creature viventi e il loro numero era migliaia di migliaia.”[9] Il loro numero ci appare dunque spaventoso e indeterminabile. Inoltre, questa moltitudine numericamente indeterminabile per noi, non ci impedisce di stimare determinate gerarchie e ordini trovati in essa. I numeri del vasto regno animale ci sembrano infiniti, non possiamo negare le ovvie differenze specifiche e generiche trovate in quel regno. I vari animali si distinguono in classi, generi, e simili, che sono basati sulla loro maggiore o minore perfezione. Allo stesso modo, ci sono ragioni per distinguere gli angeli in gerarchie e ordini. Le scritture e la tradizione non ci dicono nulla ma, da ciò che esse mostrano, la Chiesa è stata abile a determinare una più che probabile dottrina riguardante l’esistenza di distinzioni tra di loro. Sebbene niente sia definito riguardo l’attuale numero e la natura delle gerarchie e degli ordini degli angeli, è stata superata la fase di opinioni e congetture. Inoltre, quello che è il vero e reale bisogno non deve essere definito dalla Chiesa per essere tale.

In questo testo per prima cosa mostreremo la dottrina della chiesa e dei teologi riguardante l’esistenza delle gerarchie e degli ordini angelici, e allora presenteremo argomentazioni che supportano tale dottrina prese dalle Scritture, dalla Tradizione e dalla ragione, insieme a una spiegazione dei nomi dei vari ordini di angeli.

È una chiara dottrina della Chiesa il fatto che Dio ha creato esseri spirituali, per esempio gli angeli. Non ci sono tuttavia spiegazioni riguardanti il numero, la differenza, e i nove cori di angeli. Brevemente, è teologicamente certo che il numero di angeli è grandissimo, e che c’è una certa differenza tra gli angeli (alcuni sono superiori, altri inferiori); e una dottrina comunemente sostenuta tra i teologi cattolici che ci sono nove cori o ordini di angeli; e infine, è una dottrina probabile che ci sono tre gerarchie di angeli.

Siamo tentati di dire, “Quanto è scarsa la nostra conoscenza degli angeli!” In verità, essa sembra scarsa; una indagine nelle Sacre Scritture, nella tradizione, negli scritti dei Padri, negli insegnamenti della Chiesa, e negli scritti dei teologi ci darà una “percezione vaga” di quello che è il bellissimo mondo angelico- pieno di splendore e grandezza; un mondo che è perfetto nel suo amore di Dio (parliamo solo degli angeli buoni), nella sua assistenza al trono di Dio, e nel dare conforto all’umanità.

[1] I, q. 106, aa. 1 e 2.

[2] Poiché il mezzo di cognizione deve essere proporzionato al potere cognitivo, le specie intellegibili vengono adattate ad ogni livello di natura angelica alla luce intellettuale che diminuisce gradualmente. Una mente inferiore non è capace di cogliere la verità manifestata all’intelligenza superiore da una specie ugualmente universale. La verità viene ricevuta in modo limitato da un essere con un intelletto meno potente. Dunque l’intelligenza superiore modifica le sue nozioni prima di esporre la verità a un essere inferiore.

[3] Solo Dio può direttamente influenzare quella luce intellettuale che è intrinseca o connaturata all’intelletto stesso. Poiché il potere cognitivo di una sostanza separata è naturalmente perfetto nel suo genere, l’illuminazione non dà luce in questo senso.

[4] I, q. 106, a. 1, c.

[5] I, q. 106, a. 2, c.

[6] Otto Ophan, Gli Angeli, Edizioni Paoline, Roma, 1959, p 105.

[7] Otto Ophan, op.cit. , p.107

[8] Otto Ophan op. cit.p 110, .

[9] Cap. 5,11; anche Daniele 7,10; Ebrei 12,22. Cfr.  A.M. Cenci, Gli Angeli esistono, Progetto editoriale mariano, Vigodarzere (Pd), 1998 e AA.VV., Angeli e demoni, Edizioni Dehoniane,Bologna, 1991.